Immaginate di trovare tra le pagine di un vecchio libro comprato per qualche euro al mercatino un vecchio foglio ingiallito dal tempo con una serie di frasi firmate Giacomo Leopardi. C’è anche una data.
“Come l’infinito si estende oltre l’orizzonte,
così il mio amore sfiora l’immensità del cuore,
ma nel segreto risiede, solitario e forte,
un vincolo proibito che mai diventa fiore.
E così, nel silenzio, il nostro amore si nutre,
cresce nel mistero, senza conoscer fine,
nell’oscurità fiorisce, segreto ma puro,
come un raggio di sole che irrompe al confine”.
La carta è ottocentesca (lo possono stabilire le analisi di laboratorio), l’inchiostro pure, la calligrafia compatibile con i fogli autografi di Leopardi, la firma molto simile a quella autenticata come originale. Basta dare la notizia del ritrovamento in pasto ai media e ai social e il caos è assicurato: c’è chi dirà che è un falso, chi lo definirà un tassello importante e mancante nell’opera completa del Poeta, fino a che la cosa resterà così a mezz’aria lasciando il dubbio – e la traccia su internet – sul “vincolo proibito” che il giovane Giacomo reputa destinato a non diventare mai un fiore.
Ma anche in questo caso è stata AI a scrivere i versi e non esiste nessuno verso ritrovato del Poeta.