Da Pristina a Taipei sono decine i conflitti pronti a deflagrare uno dopo l’altro. Lo denuncia su BeconomyTv Max Civili, giornalista internazionale, indipendente e al servizio della pace, spiegando che questi trigger points – punti di innesco della guerra globale preparati in questi ultimi 35 anni di pseudopace – “hanno l’obiettivo, dalla caduta del Muro di Berlino ad oggi, di indebolire i Paesi rivali degli Stati Uniti“. Civili fa l’elenco: “Kosovo, Transnistria, Abkhazia, Ossezia, Armenia e Azerbaijan, India, Kashimir, Myanmar”.

A questi trigger points il giornalista aggiunge “le tensioni tra Cina e le Filippine, tra Cina e la Thailandia”, “la questione di Taiwan utilizzata a Washington in chiave anti-Pechino” e “dulcis in fundo“, ricorda Max Civili, “le guerre in corso in Ucraina e in Palestina con tutti gli allargamenti possibili in Europa e Medio Oriente”. A fronte di così tanti trigger points pronti a scatenare la guerra globale, fa notare però Max Civili, “punti di innesco per negoziati di pace non se ne vedono“.

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